Essere totalmente dipendenti da un’unica attività può rapidamente trasformarsi in una maledizione letale per i paesi che la praticano: questa è la famosa maledizione delle ricchezze.
L’Africa è depositaria del 15% delle risorse petrolifere mondiali, del 40% di oro, dell’80% di platino; è il continente più ricco di diamanti, ci si trova il 17% di uranio, l’11% di rame, il 30% di minerali di ferro, il 7% di bauxite, il 63% di cobalto, il 46% di manganese. E oggi anche di Coltan, un minerale utile per la tecnologia.
Oltre il 25% del suo export dipende da queste risorse naturali e l’economia di ben 20 paesi si mantiene esclusivamente grazie alla loro estrazione.
Oltre il 90% del PIL di Nigeria e Angola, ad esempio, deriva dal petrolio.
Aggiungiamo il fatto che la distribuzione di questa ricchezza è praticamente inesistente: le entrate dovute alla vendita del greggio si fermano nelle mani di pochi, non vengono reinvestite in piani di sviluppo e poco contribuiscono alla qualità di vita delle comunità locali.
Nei paesi a maggior esportazione di materie prime, la corruzione e il saccheggio continuo di risorse hanno contribuito a innalzare il livello di povertà: ridicolo e tragico al tempo stesso, ma purtroppo vero.
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