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    EURAFRICA
    Demografia e Sovrappopolazione nel Continente Africano

    Molti di noi sono andati su ChatGPT e hanno interrogato l’intelligenza artificiale costruita da OpenAI.

    Io sono tra questi.

    Sono rimasto stupito dalla banalità della risposta. E, poi, dall’avidità dell’intelligenza.

    Se non ti abboni, i dati che riporta risalgono a gennaio 2022. Quindi nulla di aggiornato. Il risultato è modesto, anche se lo richiedi bene e segui tutte le indicazioni del tipo (fornisci all’intelligenza un contesto, spieghi chi sei ed a cosa ti serve etc. etc.). ChatGPT genera una paginetta o un articoletto scritto bene, in un buon inglese, ma povero di contenuto e comunque molto banale, o meglio, molto omologato e divulgativo, senza corredo di dati che supportino il pensiero.

    Anche se incalzi l’intelligenza, lei ti dice in maniera cortese: “qui arrivo, altro non ho”.

    Credetemi, non sottovaluto la portata dell’arrivo dell’AI.

    Mangiando dati su dati, andrà sempre di più verso il miglioramento. E poi, spinta dalla portata di miliardi e miliardi di investimenti che creeranno aziende con ricavi sempre più solidi, sarà la seconda e significativa tappa dello sviluppo del web che segnerà questo secolo.

    Ritengo l’arrivo dell’AI un fenomeno ormai inarrestabile che nasconde a mio avviso un solo e grande dubbio: l’omologazione del pensiero e quindi, a seguire, della democrazia.

    Mi spiego.

    La comunicazione è arrivata alla politica con forza e protagonismo nel lontano 1960, nella battaglia televisiva tra Kennedy – bello e giovane – contro Nixon – giovane, ma meno bello. Come tutti sappiamo, vinse Kennedy, che si rivelò anche buono. E vinse grazie a confronti televisivi per la prima volta negli Usa, patria dell’innovazione, sostenuti dai soldi dei fans. Così tutti i politici furono costretti a dedicare molto spazio e tempo a divenire fundraisers per comprare soprattutto spazi televisivi e combattere le loro battaglie.

    Ma intanto era nato Internet, la rete con le mail e con i social, il contatto diretto o targetizzato: one to one.

    E la televisione continuò a far mietere successi anche da noi. Arrivò con Berlusconi che scese in campo, proprietario di reti, nel 1994 e vinse proprio grazie alla TV.

    La TV, all’epoca, era one to many. Cioè dallo spot e dal talk a tante persone e ancora oggi – anche se meno che un tempo – influenza il pensiero medio della gente, qui e altrove.

    Ma intanto era nato Internet, la rete con le mail e con i social, il contatto diretto o targetizzato: one to one.

    Questo contatto personalizzato trova la sua migliore interpretazione con l’elezione di Obama che parte dal basso, one to one. E raccoglie milioni di dollari, con donazioni minime ma numerosissime da parte dei fans che raggiunge, appunto, uno a uno. Successone.

    Ora ci troviamo in una strana fase che definirei “ibrida”.

    La comunicazione è troppa, ridondante e su troppi canali. One to many e one to one. Per cui la gente è frastornata. Ha perso la sintesi comunicativa che davano le prime pagine dei giornali, ormai ridotti a poche copie. Raccoglie la informazione in modo disordinato in un flusso giornaliero di notizie che vanno dal gossip, agli amici, agli influencer, alle proprie passioni, a video visti a caso.

    YouTube e Spotify le mettono sulla tua homepage in base a quelli che credono essere i tuoi gusti. E tu li degusti.

    Risultato: leggi e senti una quantità infinita di informazioni, ma non riesci più a catalogarle in un quadro di insieme. Tante singole analisi, senza possibilità di sintesi, con il rischio di non sapere o capire nulla. Però – se vuoi – puoi affaticarti a cercare questa sintesi.

    Ma è qui che arriverà l’intelligenza artificiale. Raccoglierà le sintesi secondo le tue esigenze come un feed automatico, aumentando la tua pigrizia critica.

    E ora ecco il mio dubbio: l’AI legge dati e continua ad aggiornarli e ne fa una sintesi per i tuoi bisogni.

    Detto con il linguaggio della comunicazione, potrebbe fare la prima pagina del tuo giornale personalizzato, per capirci. Ma la fa mediando al ribasso tra i dati che raccoglie e crea una pagina assolutamente banale e omologata tra le opinioni diverse che sfoglia e assimila. Non solo: lo farà anche con l’effetto della cosiddetta echo chamber.

    Visto che l’AI fornisce solo i dati che ti piacciono di più, finisci per sentire la tua opinione in differenti modi, ma non senti né vedi le opinioni degli altri. ChatGPT genera quello che tu le chiedi di generare, non ha pensiero critico perché è la sintesi di quanto pubblico c’è su internet. Non terrà neanche conto dei tuoi gusti come, invece, fanno oggi i grandi portali, che leggono quello che tu clicchi e te lo ripropongono perché pensano che ti interessi.

    L’intelligenza artificiale non pescherà più nei tuoi percorsi web. Seguirà i percorsi medi di tutti. E ti riproporrà l’omologazione. Al ribasso, non aggressiva per non disturbare.

    Il risultato: un’informazione sempre omologata. Uguale per tutti.

    E tutti – temo – pian piano si adegueranno. Le voci critiche, creative ed innovative saranno viste come disturbanti, non incideranno sulla vita pubblica o sull’uso della comunicazione politica.

    Arriviamo ora alla democrazia. Nasce dalla lotta tra due o più visioni, tra mercato e uguaglianza nel nostro ‘900, dove si è formata. Ma se le visioni sono omologate o ve n’è una sola e se, per di più, quell’una è anche possibile influenzarla?

    Questo è il dilemma, come direbbe Amleto. Avviene non domani, ma dopodomani.

    Occorre attrezzarsi…

    Diego Masi

    Ogni giorno in Africa nascono 150.000 persone, che in un anno diventano 54 milioni: mai sviluppo è stato e sarà più esplosivo.
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