Mentre gran parte del mondo cerca di ridurre il proprio uso di energia nucleare a causa delle preoccupazioni sulla sicurezza e sulla gestione dei rifiuti radioattivi, l’agenzia russa per l’energia atomica, Rosatom, sembra guardare altrove per estendere il proprio impero atomico. Due nazioni africane, il Burkina Faso e il Mali, hanno recentemente firmato memorandum d’intesa con la Rosatom per la costruzione di centrali nucleari nei loro territori.
Cos’è la Rosatom?
Rosatom è un’azienda pubblica russa attiva nel settore dell’energia nucleare e che raggruppa oltre 360 imprese. Le attività di cui si occupa coprono tutti i campi del nucleare: estrazione, conversione e arricchimento dell’uranio, ingegneria meccanica rivolta alla produzione e alla costruzione delle centrali nucleari, smantellamento delle stesse e gestione del combustibile nucleare esaurito, assieme con i rifiuti radioattivi. Le competenze di Rosatom includono anche attività non nucleari quali le energie rinnovabili, in particolare l’energia eolica, studi su nuovi materiali, supercomputer, robotica e laser. Ciò nonostante, il settore di riferimento rimane il nucleare. Rosatom è il più grande produttore di elettricità in Russia, con una produzione di 203 TWh nel 2017 (pari al 19,9 % della produzione totale di elettricità nel paese), ed è secondo al mondo per le dimensioni del suo parco nucleare. La società è anche prima al mondo per il numero di reattori nucleari costruiti in funzione, 41 (6 in Russia e 35 all’estero); mentre è seconda per le riserve d’uranio e quarta per la quantità di uranio estratto annualmente. La società opera una flotta di navi rompighiaccio a propulsione nucleare con base a Murmansk.Nonostante i 70 anni di esperienza, Rosatom venne ufficialmente creata il 18 dicembre 2007. Il suo stato, i fini, gli obiettivi, le funzioni e i poteri sono definiti dalla legge federale 317-FZ, del 1º dicembre 2007. Ha sede a Mosca ed è diretta da Alexey Likhachev. Il 12 marzo 2022 prende il controllo della centrale nucleare di Zaporižžja, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
Torniamo alla notizia…
Questa mossa fa parte di una strategia più ampia del Cremlino per espandere la sua influenza in Africa, ma solleva una serie di preoccupazioni.
Alcuni potrebbero chiedersi se l’energia nucleare sia davvero la soluzione migliore per le nazioni africane che soffrono di una grave carenza di elettricità. Mentre è innegabile che il nucleare possa generare grandi quantità di energia, le sfide associate all’uso di questa tecnologia sono significative. La sicurezza delle centrali nucleari è sempre stata una preoccupazione, e la gestione dei rifiuti radioattivi è una questione spinosa che richiede un impegno a lungo termine e risorse considerevoli.
Al momento, l’unico impianto nucleare in Africa subsahariana è situato in Sudafrica, ma persino lì sono sorti dubbi sulla sua sicurezza e sulla sua sostenibilità. L’entrata in funzione dell’impianto di Koeberg nel 1984 ha sollevato preoccupazioni tra gli ambientalisti e ha innescato un dibattito sulla necessità di un’alternativa più sicura ed ecocompatibile.
Il Burkina Faso e il Mali, due nazioni con reti elettriche poco sviluppate, sembrano ora fare un salto nel buio con la Rosatom. Il Burkina Faso ha appena il 21% della sua popolazione collegata alla rete elettrica, mentre più del 50% della popolazione africana non ha accesso all’elettricità. È comprensibile che questi paesi abbiano bisogno di fonti di energia affidabili, ma la scelta del nucleare solleva domande sulla loro capacità di gestire le sfide legate a questa tecnologia complessa.
La giunta militare al potere in Burkina Faso sembra desiderosa di ottenere l’assistenza della Russia per costruire una centrale nucleare, ma bisogna chiedersi se questa sia davvero la soluzione migliore. Le centrali nucleari richiedono investimenti massicci e competenze tecniche di alto livello, che potrebbero essere difficili da acquisire per paesi con risorse limitate e istituzioni fragili. Inoltre, le centrali nucleari possono comportare rischi significativi per la sicurezza e l’ambiente, e l’assenza di una cultura nucleare matura potrebbe aumentare questi rischi.
Mentre la Rosatom si espande in Africa, è importante che i paesi africani esaminino attentamente i pro e i contro dell’energia nucleare e valutino se ci sono alternative più sicure ed economiche per affrontare la loro crescente domanda di energia. La scelta del nucleare non dovrebbe essere presa alla leggera, e i governi dovrebbero impegnarsi a una trasparenza totale e a rigorosi standard di sicurezza per garantire la protezione delle popolazioni locali e dell’ambiente.