Scopri il nuovo report “Il nemico silente. Presenza ed evoluzione della minaccia jihadista nel Mediterraneo allargato” di Andrea Manciulli e MedO – Leonardo Foundation.
Le minacce jihadiste nello spazio geopolitico del “Mediterraneo allargato” non sono di certo sparite ma hanno semplicemente cambiato forma. La mutazione in futuro sarà ancor più rapida ed imprevedibile: proprio per questo occorre elaborare delle strategie di prevenzione e contrasto in ambito sia nazionale che a livello di Alleanza Atlantica.
In questi ultimi anni, si è assistito ad un progressivo eclissamento del fenomeno del ter- rorismo di matrice jihadista che, da minaccia reale universalmente percepita, è diventa- to più puntuale, frastagliato e relativamente meno riconosciuto dal pubblico occiden- tale, il quale è stato, invece, sempre più coinvolto a livello emotivo anche dall’emergere di nuove crisi geopolitiche globali fra le quali, soprattutto, la guerra in Ucraina.
Tuttavia, è importante non incorrere nell’errore di considerare che l’eclissi di un feno- meno corrisponda alla sua estinzione. Sarebbe un grave errore.
Dietro le quinte della scena geopolitica, il terrorismo ha continuato a crescere nei proseliti, nelle forme di realizzazione e, soprattutto, si è espanso dal punto di vista geografico.
Non è un caso che a tale “silenzio apparente” sia corrisposta un’espansione del jihadi- smo che ha coinvolto nuove aree del mondo, creando sempre di più una penetrazione in quegli spazi vuoti geopolitici nei quali la fragilità del potere politico e l’indebolimento della dimensione statuale si sono acuiti in questi anni. Mi riferisco soprattutto alle ex Repubbliche sovietiche asiatiche, al Corno d’Africa, al Sahel e all’Africa subsahariana.
Inoltre, è emersa una sempre più evidente corrispondenza fra la crescita della radica- lizzazione del terrorismo e l’emergere di nuove difficoltà globali di varia natura: clima- tico-ambientali, come la penuria idrica, la scarsità di cibo e i cambiamenti climatici, circostanze queste che hanno contribuito ad aggravare la situazione di aree già colpi- te da fragilità statuale e crisi dei governi. Ne sono un esempio recente proprio quanto avvenuto in Sudan e in Niger, che rappresentano solo le ultime fra le crisi scoppiate in quest’area.
Si può affermare che, osservando con un’ottica di lunga durata la storia del terrorismo jihadista, queste fasi di apparente eclissi sono invece momenti di importante attivi- smo riorganizzativo, spesso anticipatrici di eventi preoccupanti e di crescita del livello della minaccia.
Lo scenario strategico dei prossimi anni sarà di tipo misto.
Lo scontro tattico-strategico tra potenze e macro aggregati, inaugurato dalla vicen- da Ucraina, convivrà con fenomeni più caldi di confronto a bassa intensità tipici della deterrenza, ed è qui che il terrorismo potrebbe avere un ampio margine di crescita, profilandosi come potenziale arma asimmetrica impiegabile dagli attori dello scontro, una vera e propria arma proxy.
L’attuale “silenzio apparente” del terrorismo, infatti, rischia di esplodere sommandosi agli scenari di crisi esistenti, acuendone in maniera sostanziale la pervasività e la pe- ricolosità.
Per questo è importante analizzare i cambiamenti che hanno riguardato le due grandi organizzazioni che finora si sono disputate la supremazia dello scenario jihadista, Al Qa’ida e Daesh, essendo coscienti che accanto ad esse oggi esistono anche forze e si- gle nuove, che possono corroborare ed estendere la gravità della minaccia nel pianeta.
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