Johannesburg, 22-24 agosto – L’espansione recente del gruppo BRICS, confermata durante il summit tenutosi a Johannesburg, rappresenta un notevole rafforzamento di ciò che sembra essere una sfida di natura sistemica e identitaria rivolta all’Occidente. Il BRICS, originariamente un acronimo che comprendeva Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ha subito un’evoluzione nel corso degli anni e ora, con l’imminente espansione prevista per gennaio 2024, si trasformerà in una nuova entità conosciuta come BRICS+. I nuovi membri che si uniranno a questo gruppo sono l’Argentina, l’Etiopia, l’Egitto, l’Iran, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
Dopo un decennio in cui l’influenza internazionale del BRICS sembrava offuscata dall’ascesa della Cina, questa espansione, accompagnata da oltre 40 richieste di adesione, soprattutto da parte di nazioni del Sud del Mondo, suggerisce che il blocco sta vivendo una sorta di rinascita. La distribuzione del potere sta gradualmente spostandosi verso una condizione di multipolarità, e la stessa concezione del potere sta subendo una frammentazione. Nel prossimo futuro, ci si attende che gli stati più influenti e capaci di incidere a livello globale siano coloro che saranno in grado di gestire in modo predominante le principali catene del valore. Saranno coloro che, più di altri, avranno il controllo dei flussi economici, climatici, migratori, sanitari, tecnologici, militari e culturali.
Il BRICS+ sembra avere le carte in regola per espandere ulteriormente la propria sfera d’influenza in questi sette ambiti, sfidando l’Occidente e presentandosi come guida di un’idea alternativa all’attuale ordine liberale, che sta diventando sempre più contestato da diverse parti del mondo. In particolare, l’Unione Europea deve prestare attenzione alle potenzialità di questa nuova realtà e agire in modo proattivo per garantirsi un ruolo rilevante nell’evoluzione geopolitica in corso.
Implicazioni per l’Unione Europea
Esistono due principali aspetti critici che l’espansione e il rafforzamento dei BRICS portano con sé, con rilevanti implicazioni per gli obiettivi dell’Unione Europea: la sfida al multilateralismo europeo e le conseguenze per la cooperazione con il Sud del Mondo in relazione alla transizione energetica e all’espansione del soft power europeo.
Multilateralismo e l’Unione Europea
L’espansione dei BRICS sembra indicare la costruzione di un “club” antioccidentale, che sta mettendo in discussione l’attuale ordine mondiale. Questo fenomeno rappresenta una manifestazione di un processo più ampio di regionalizzazione, che potrebbe minacciare l’efficacia del multilateralismo. La comunità internazionale potrebbe trovare più difficile affrontare le sfide globali se gli stati tornano al centro delle relazioni internazionali e perseguono in modo sempre più unilaterale i propri interessi nazionali, frammentando la cooperazione nei vari forum e in molteplici istituzioni internazionali.
Ciò potrebbe portare il sistema internazionale a concentrarsi maggiormente sulla politica di potenza, generando reciproca sfiducia e un aumento del protezionismo a discapito dei benefici derivanti dal libero mercato. Le grandi potenze potrebbero assumere meno responsabilità globali, e potrebbero emergere tensioni competitive tra gruppi e beni pubblici globali frammentati, utilizzati come armi geopolitiche. Inoltre, il “vero multilateralismo” sponsorizzato dalla Cina e dai BRICS+, promuove valori differenti e contrari a quelli “universali” dell’ordine liberale, favorendo la non interferenza e la sovranità a scapito della protezione dei diritti umani fondamentali e della democrazia.
L’Unione Europea, a questo proposito, si trova di fronte a sfide direttamente collegate alla sua identità e ai suoi principi fondamentali. Il multilateralismo rappresenta un principio cardine per l’UE, sancito anche dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. L’UE è un attore che cerca di perseguire i propri obiettivi attraverso la cooperazione multilaterale, data la mancanza di un forte apparato istituzionale per condurre una politica di potenza tradizionale. Tuttavia, diventare un attore geopolitico richiederebbe un importante rinnovamento istituzionale e potrebbe comportare un allargamento dell’Unione stessa, un processo complesso e a lungo termine. L’UE rappresenta inoltre il mercato più interdipendente a livello globale, e non può permettersi che la frammentazione globale la renda incapace di giocare un ruolo chiave nel nuovo ordine internazionale.
Cooperazione con il Sud del Mondo
Il secondo aspetto critico riguarda la cooperazione tra l’UE e il Sud del Mondo, particolarmente in relazione alla transizione energetica e alla crescente influenza dell’UE come attore globale. La guerra in Ucraina e l’accelerazione strategica della transizione energetica hanno posto l’attenzione sull’importanza dei paesi del Sud del Mondo. La loro posizione geoeconomica li rende strategici, in quanto ricchi di risorse necessarie per il successo dell’Agenda Verde. L’identità dei BRICS li rende particolarmente adatti a contrarre accordi di sviluppo con i paesi del Sud del Mondo, a differenza dell’UE, che porta con sé un passato coloniale complesso.
Inoltre, il ruolo cinese e russo nella regione è crescente, con importanti legami che si stanno sviluppando tra questi paesi e le nazioni africane e sudamericane. Questo avviene attraverso una retorica che presenta Cina e Russia come alternative attraenti, grazie alla diminuzione dell’importanza dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto. Questi sono elementi centrali nelle relazioni dell’UE, ma meno rilevanti per Cina e Russia. Le condizionalità storiche dell’UE in termini di rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto potrebbero quindi costituire un ostacolo nella cooperazione con il Sud del Mondo.
Pertanto, è di vitale importanza per l’UE rafforzare i legami con i BRICS e riconoscere il valore strategico del Sud del Mondo. È essenziale costruire una fiducia reciproca che permetta di instaurare cooperazioni efficaci per il raggiungimento di obiettivi comuni. Senza una fiducia solida, la cooperazione diventa difficile, e senza cooperazione basata su tale fiducia, il multilateralismo stesso è a rischio.
L’UE potrebbe trovarsi in una situazione in cui dipende da rapporti frammentati in un mondo diviso tra potenze in grado di controllare le catene del valore e stati più deboli e dipendenti da queste catene.
L’Unione Europea si trova dinnanzi ad un compito: lavorare attivamente per costruire rapporti di fiducia con i paesi del Sud del Mondo e svolgere un ruolo costruttivo in questo nuovo ordine internazionale in evoluzione.