Il continente africano è il paese del sole, del vento e dell’acqua, ma, paradossalmente, viene spesso rappresentato come un luogo che, al calare del sole, resta al buio.
Ed oggi è anche il paese del gas perché con la guerra in Ucraina abbiamo capito che il fornitore era ai “nostri piedi”.
Milioni di metri cubi giacciono sottoterra. Pochi sono convogliati in oleodotti.
L’Algeria sta servendo l’Italia con l’accordo fatto di corsa con Draghi. Il Congo ci sta provando. L’Egitto pure.
La crisi del gas ci ha fatto capire che abbiamo sotto di noi il Fornitore con la effe maiuscola.
E poi non ci vuole molta lungimiranza nel pensare che, nel prossimo futuro, l’Africa possa essere la soluzione definitiva per soddisfare il fabbisogno di energia green per tutta l’Europa.
Come già sottolineato nei capitoli precedenti, il mondo sta gradualmente abbandonando il petrolio per spostarsi sempre più velocemente verso la green economy, in cui già si comincia a investire. L’Africa ha la possibilità di farlo su larghissima scala: le risorse di cui dispone potrebbero soddisfare piccole e grandi necessità, dalla ricarica di un cellulare o di una lampadina fuori dalla propria abitazione, fino a sistemi di produzione elettrica complessi, in grado di rendere un servizio a un’ampia porzione di territorio e soprattutto convogliati in reti e condotti verso un futuro di grandissima esportazione.
Purtroppo, moltissime aziende sono ormai in fila per proporre energia alternativa, ma ogni appalto in Africa è figlio di negoziati oscuri e solo le tempistiche diventano lo strumento per creare opportunità: se hai fretta, dovrai pagare.
Molti progetti rimangono, quindi, al palo e portano ulteriori danni al continente.
Questa area di investimento dovrebbe essere inserita in un piano più ampio, perché la sola multinazionale, anche se enorme, rischia di naufragare di fronte ai bizantinismi dei negoziati africani e all’avidità dei negoziatori.
Se rientrasse negli accordi di carattere sovranazionale, del tipo Europa-Unione Africana, questo aspetto negoziale verrebbe di fatto superato. L’Europa ha lanciato il suo new Green Deal e pensarlo con l’Africa sarebbe veramente innovativo, per entrambi i continenti.
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