Ogni giorno in Africa nascono 150.000 persone, che in un anno diventano 54 milioni: mai sviluppo è stato e sarà più esplosivo.
Una curva demografica che fa paura, soprattutto se si confronta l’aumento della popolazione con l’incapacità dei governi locali di sviluppare servizi alla persona, opportunità lavorative, assistenza medica. Senza contare l’infrastrutturazione del territorio: con un aumento demografico di questo tipo, le grandi megalopoli africane, già congestionate e in evidente difficoltà logistica, si troveranno a dover accogliere milioni di persone in cerca di un’opportunità.
Nel 2100, a cifre tonde, ben 4 miliardi di persone saranno africane, 4,7 miliardi asiatiche, 720 milioni saranno i latinoamericani e 1 miliardo e 200 milioni saranno gli abitanti tra Europa, Nord America e Oceania.
Numeri, questi, che per ragioni diverse suscitano spesso poca preoccupazione: c’è chi non sa immaginare il mondo tra qualche decennio.
Ci sono poi i diffidenti, i negazionisti, coloro che leggono i dati, ma non credono all’evidenza e invocano qualche guerra o epidemia come possibile e drastica soluzione al problema della sovrappopolazione.
L’approccio più sbrigativo è anche il più comodo, è vero, ma resta un dettaglio da non sottovalutare: la crescita della popolazione è già in atto, i nostri figli e nipoti saranno dunque coinvolti in tutte le dinamiche che ne deriveranno.
Nell’elaborare le teorie che verranno discusse nel corso del libro, ho cercato di utilizzare i dati più aggiornati e i calcoli più equilibrati: ogni istituto mondiale di previsione usa la curva mediana per le proprie statistiche, un parametro conservativo che indica la matrice costante di crescita demografica nel mondo.
Ad esempio, se si usasse la curva di fertilità più alta, l’Africa supererebbe i 6 miliardi di persone.
Ci siamo attenuti allo standard tradizionale senza dare troppo seguito alle teorie sul crollo eventuale della popolazione del continente dovuto a possibili epidemie o guerre. Poi il Coronavirus è arrivato e gli equilibri si sono modificati.
Questo è solo uno dei temi approfonditi nel volume “Un domani senza figli” di Diego Masi.
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