Nairobi, Kenya – Nella periferia di Nairobi, un’immagine da incubo pervade i sensi: un odore pungente e il fumo tossico si alzano dalla gigantesca discarica di Dandora, mentre il fuoco sembra danzare tra i rifiuti appena giunti dai quartieri circostanti.
I monti di detriti fanno da sfondo a una scena agghiacciante, con pannolini sporchi, tamponi usati, e aghi da siringa affioranti come sinistri spunti. Qui, più di duecentomila persone cercano di sopravvivere tra le montagne di rifiuti, guadagnando il pane quotidiano con la raccolta di plastica riciclabile e sacchetti riutilizzabili.
Ma a che prezzo? Un chilo di plastica riciclabile vale appena 17 scellini, mentre il medesimo peso di sacchetti riutilizzabili può fruttare fino a 50 scellini, se hai fortuna. Nel frattempo, mobili scartati, plastica e rifiuti elettronici scaricati da camionisti senza scrupoli vengono recuperati e rivenduti per il riciclo, mentre il resto viene bruciato.
Il fumo tossico e il fetore nauseante provenienti dalla discarica sono ora al centro di una battaglia legale intrapresa da 1.032 coraggiosi raccoglitori di rifiuti. Questi cittadini coraggiosi accusano il governo di scarso smaltimento dei rifiuti e di aver ignorato rapporti di allarme risalenti a ben 16 anni fa.
La discarica di Dandora, che si estende su 46 ettari, rappresenta una fonte di sostentamento per almeno 200.000 persone, ma il prezzo che pagano è terrificante. Il loro avvocato, Kenneth Amondi, sottolinea che le donne che lavorano sul sito spesso soffrono di cicli mestruali irregolari, con alcune che sperimentano emorragie per mesi a causa delle tossine che respirano ogni giorno. Molte donne devono aspettare fino a otto mesi per avere un ciclo mestruale regolare, un segno evidente del danno ambientale e sanitario causato dalla discarica.
I documenti presentati in tribunale rivelano dati scioccanti: chiunque lavori nella discarica è esposto a livelli di mercurio ben 23 volte superiori alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Coloro che lavorano vicino alle rive del fiume, dove i rifiuti sono ancor più pericolosi, sono esposti a concentrazioni di tossine 9,3 volte superiori ai limiti accettabili stabiliti dall’OMS.
La discarica è una bomba ecologica pronta ad esplodere. Secondo il gruppo guidato da Abigael Namayi, il terreno nella zona è contaminato da una concentrazione di piombo pari a 13.500, contro lo zero raccomandato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).
Incredibilmente, nonostante la discarica sia stata dichiarata “piena” da funzionari sanitari nel 2001, continua a ricevere oltre 2000 tonnellate di rifiuti al giorno.
Nella sua sentenza del 2021, il giudice Kossy Bor ha ordinato la chiusura della discarica di Dandora entro sei mesi e la creazione di un nuovo sito con sistemi per separare i rifiuti biodegradabili da quelli non degradabili e promuovere il riciclo. Le autorità dovevano anche identificare materiali nocivi e processi dannosi entro 30 giorni.
Ma la realtà è che le autorità sembrano aver ignorato queste sentenze. I raccoglitori affermano che il Comune di Nairobi non ha alcuna intenzione di risolvere il disastro ambientale a Dandora. Inoltre, chiedono al tribunale di adottare l’approccio dell’Indian National Green Tribunal di New Delhi, che ha inflitto una multa di miliardi di scellini allo Stato del Maharashtra per i danni ambientali continuati.
I raccoglitori di rifiuti cercano giustizia, chiedendo che il Comune e Nema siano ritenuti responsabili per la catastrofe ambientale. Chiedono che la discarica venga ripulita e riabilitata, con un finanziamento stimato inizialmente a 2,2 miliardi di scellini, ma che ora richiede un aumento di un miliardo a causa dell’inflazione. Chiedono che questi fondi siano vincolati all’obiettivo della pulizia ambientale. Inoltre, cercano una compensazione di 500.000 scellini per le gravi sofferenze subite.
I raccoglitori di rifiuti si appellano alla coscienza del pubblico e delle autorità per porre fine all’inferno di Dandora. Questa lotta non è solo la loro, ma è una battaglia cruciale per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica a Nairobi. Sarà il tribunale a decidere se la giustizia verrà fatta per il bene di tutti.
In un angolo di Nairobi, la battaglia per la giustizia si sta svolgendo in una discarica ormai satura, dove la sopravvivenza quotidiana si scontra con il costo devastante per la salute e l’ambiente. I raccoglitori di rifiuti di Dandora, spinti dalla determinazione di porre fine a questo incubo tossico, sfidano il governo e cercano giustizia.
Ma la domanda che ora ci poniamo è: quale futuro ci aspetta?
Sarà il tribunale a decidere se l’appello disperato di questi coraggiosi raccoglitori sarà ascoltato.
Nel frattempo, ciò che è certo è che la discarica di Dandora rappresenta un monito, una chiamata d’allarme per una gestione dei rifiuti più responsabile, non solo a Nairobi ma in tutto il mondo.
Come società, dobbiamo riflettere sul prezzo che stiamo pagando per il nostro stile di vita e sulle conseguenze per coloro che sono costretti a vivere tra i rifiuti.
La domanda è: saremo in grado di cambiare il corso delle cose prima che sia troppo tardi?