Nel Sahel, una regione afflitta da crisi politiche e instabilità croniche, l’ascesa di giovani leader militari sta diventando un trend emergente. Questi colpi di stato, che hanno scosso le nazioni francofone dell’Africa, sono stati innescati da vari motivi, compresi la lotta al radicalismo islamico, la difesa dell’integrità nazionale e la risposta alle sfide socioeconomiche. Ma cosa pensano gli intellettuali africani di questi eventi?
I Giovani Generali del Sahel: Un Cambiamento Necessario? Nel 2020, il Colonnello A. Goïta prese il potere in Mali, annunciando un regime di transizione. Nel 2021, il Colonnello M. Doumbouya guidò una giunta militare in Guinea, mentre nel 2022, il Tenente Colonnello P.H. Sandaogo Damiba prese le redini in Burkina Faso. Questi eventi hanno portato a molte domande sulla stabilità futura di queste nazioni e sulle intenzioni dei nuovi leader.
Più recentemente, nel luglio 2023, il Generale A. Tiani arrestò il presidente M. Bazoum del Niger, sconvolgendo la stabilità apparente del paese. Infine, il Generale B. Oligui Nguema prese il potere in Gabon alla fine di una contestata elezione. Questi avvenimenti hanno suscitato diverse reazioni tra gli intellettuali africani.
La Voce degli Intellettuali: Riflessioni e Speranze Francis Kpatindé, giornalista e docente universitario originario del Benin, sostiene che “non ci sono colpi di stato buoni, ma esistono colpi di stato federatori”. Ritiene che questi colpi di stato abbiano ricevuto il sostegno delle popolazioni deluse dai politici eletti, che non sono stati in grado di affrontare le disuguaglianze e le influenze straniere, specialmente la Francia. Kpatindé suggerisce che la Francia dovrebbe ascoltare di più e considerare la chiusura delle basi militari in Africa e l’abbandono del franco CFA.
Dall’altra parte, l’accademico burkinabé Antoine de Padou Pooda sottolinea la necessità di equilibrio tra il desiderio di indipendenza e il rispetto dei diritti umani e della non-violenza. Sostiene che in alcuni casi, come in Burkina Faso, i militari potrebbero aver ricevuto il potere grazie all’appoggio popolare per servire gli interessi della nazione.
Omar Sylla, editore franco-maliano, predice un cambiamento radicale portato avanti dalle giovani generazioni africane. Credono che i militari siano un passo temporaneo verso una vera democrazia, ma avvertono che se tradiscono le aspettative, verranno respinti dalla società civile. Sylla sottolinea l’importanza di una riflessione seria e riforme profonde che affrontino i problemi che più toccano la gente, come la povertà, la disoccupazione e la corruzione.
La Sfida dei Nuovi Governi Militari Hamadoun Touré, ex ministro maliano e funzionario internazionale in pensione, evidenzia la difficile posizione degli intellettuali africani. Sottolinea che la libertà di espressione può essere minacciata da chi detiene il potere, costringendo gli intellettuali a fare scelte difficili tra la prudenza e il coraggio. Touré sostiene che la democrazia è un bene universale che deve essere perfezionato, ma avverte che i colpi di stato possono portare a un miglioramento o prolungamento del malgoverno, a seconda dell’esito.
Il Futuro del Sahel: Riforme e Sovranità Arikana Chihombori-Quao, ex ambasciatrice dell’Unione Africana presso le Nazioni Unite, sottolinea la necessità di una “rivoluzione” in cui la sovranità africana sia prioritaria rispetto agli aiuti. Sostiene che l’Africa ha bisogno di commercio equo e proficuo, anziché di assistenza, e deve evitare di cadere preda di interessi stranieri.
Niagalé Bagayoko, presidente dell’African Security Sector Network, critica l’obiettivo strategico francese di restaurare l’autorità degli stati saheliani. Sostiene che la governance deve essere convincente per il popolo e che bisogna riconoscere la dimensione politica dei gruppi jihadisti per una risposta non violenta.
La Ricerca per un Futuro Stabile Un documento dell’undp intitolato “Soldiers and Citizens: Military Coups and the Need for Democratic Renewal in Africa” offre ulteriori approfondimenti sulla relazione tra cittadini e militari nelle regioni saheliane. L’indagine sottolinea la necessità di evitare di ostacolare le opportunità di cambiamento e di favorire ordinamenti costituzionali duraturi.
In conclusione, mentre i colpi di stato sembrano essere momenti di cambiamento positivo, la sfida sta nel garantire una transizione efficace verso la democrazia e la stabilità a lungo termine. Gli intellettuali africani stanno cercando di guidare questo processo, contribuendo a ridefinire il futuro del Sahel.
© Rielaborazione di Eurafrica dell’approfondimento di Focus on Africa